Un’unica dimora per il nostro cuore: il Suo.

«Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». (Gv 6,57-58)

Queste parole del vangelo di oggi riportano alla mia attenzione due tra i temi fondanti della nostra spiritualità: “Relazione” e “Abbandono”.

Nel corso delle giornate trascorse a Sassovivo dal 2 al 7 agosto, accolti dai nostri fratelli di Jesus Caritas, il tema della relazione è più volte emerso soprattutto riflettendo sull’incarnazione del carisma della fraternità universale: riconoscere Gesù nel prossimo, nel nostro fratello, è l’elemento alla base del nostro rapporto con gli altri.

La tenerezza, il perdono, l’accoglienza incondizionata e non giudicante sono il risultato di quel rapporto intimo che Gesù ci chiede di avere con Lui, attraverso il fratello, rimandandoci a quello che Lui stesso vive con il Padre: quella vita che scaturisce dalla comunione tra il Padre e il Figlio, si riversa in chi si nutre di Lui e si abbandona a Lui.

Non la casa; non il villaggio né l’eremo. Niente argenti preziosi da custodire o pietre da ricostruire. Un’unica dimora per il nostro cuore: il Suo.

«Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?» (Mt 6,25-27)

Ma quanto è difficile abbandonarsi davvero alla Sua volontà! Quanto ancora fare un salto nel vuoto, a “discapito” di sogni e certezze – seppur illusorie – che per anni sono state “la nostra casa”?

Eppure il Figlio dell’uomo si è incarnato in una mangiatoia, «perché non c’era posto per loro nell’albergo». (Lc 2,7)

E allora non rimane che afferrare il coraggio con le mani, forti della Verità, e lasciar andare ciò che il soffio dello Spirito vuole rinnovare.

Ora le fondamenta della fraternità diventano le braccia che non si stancano di lavorare; le mani che non cessano di pregare; i sorrisi che non smettono di splendere; gli abbracci che non si lasciano desiderare.

Era il 19 marzo scorso quando, nella festa del nostro amato San Giuseppe – a cui abbiamo intitolato la prima casa della fraternità a Roma e per la quale abbiamo chiesto protezione – ci siamo recati in pellegrinaggio presso il Santuario della Madonna del Perpetuo Soccorso. Il legame con questo luogo santo, per noi Piccoli Fratelli, rimane saldo nella profonda relazione spirituale che San Charles de Foucauld nutriva nei confronti della Beata Vergine Maria.

Nello stesso santuario, infatti, nel lontano 1896, frére Charles si consacrava alla Madre del Perpetuo Soccorso e a Lei affidava la sua missione, implorando il Suo aiuto nell’abbandono totale al Figlio: “la sola cosa che ti chiedo è di fare la volontà di tuo Figlio in ogni momento della mia vita”.

In quella occasione, uscendo dal Santuario, chiamai fratel Gian Carlo e fratel Gabriele dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, chiedendogli se avrebbero voluto ospitarci per la nostra settimana di spiritualità di agosto, non disponendo più noi di uno spazio sufficientemente grande per ospitarci tutti.

Erano mesi duri e travagliati: da gennaio, traslochi, difficoltà economiche, peripezie giuridiche, accuse e maldicenze erano diventati il nostro pane quotidiano. Guardavamo a quei giorni di agosto come a un’oasi dopo mesi di deserto.

Si sentiva il bisogno di stare insieme, pregare, condividere un tozzo di pane senza doverselo difendere con i denti.

Non avrei osato, però, desiderare tanta grazia: ci siamo ritrovati finalmente uniti, dopo mesi di prova, tutti insieme. Siamo stati accolti con grande affetto dai nostri fratelli di Sassovivo e abbiamo avuto l’opportunità di approfondire alcune tra le figure più importanti della spiritualità foucauldiana: Louis Massignon, René Voillaume, Carlo Carretto, Magdeleine Hutin e Arturo Paoli. Il fondatore dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas, fratel Gian Carlo Sibilia, ci ha fatto dono di ricordi e aneddoti legati al suo percorso di fede e ai suoi legami affettivi con Carlo Carretto ed Ermete Scattoloni.

Insieme a loro, nella semplicità e in unità, abbiamo pregato e ringraziato il Signore per la recente approvazione del nostro statuto canonico, avvenuta lo scorso 10 luglio, che ci incardina come associazione privata di fedeli con personalità giuridica nella Diocesi di Savona-Noli.

Infine, nel Consiglio Priorale del 6 agosto, è stato nominato don Antonio Ferri quale assistente spirituale della fraternità per il quinquennio 2024-2028 ed è stato ammesso in postulato il candidato Emilio Cuccuvale.

La cerimonia di ingresso in postulato per Emilio si terrà il 7 settembre p.v. a Roma insieme alla cerimonia di Consacrazione di fratel Gianni Bernardinelli.

Il Signore benedica, protegga e custodisca la nostra fraternità per intercessione della Beata Vergine Maria, Madre del Perpetuo Soccorso.

Fratel Biagio, priore.