Profondamente intimo questo scritto di San Charles de Foucauld, quando ancora stava a Nazaret, il 10 dicembre 1897, nel giorno della festa della Madonna di Loreto, in cui descrive questo suo rapporto con quel luogo, dove successivamente, durante il suo viaggio in Italia, si soffermo proprio a Loreto prima di recarsi a Roma dove si consacrò alla Vergine del Perpetuo Soccorso.
“Oggi è la festa della Santa Casa di Loreto, metà della quale è restata a Nazaret, nella roccia in cui era stata tagliata (la grotta) e l’altra metà trasportata dagli angeli a Loreto. Casa benedetta dove vado ogni giorno, casa amata dove mi inginocchio così frequentemente, dove tante volte ho adorato e ricevuto il tuo santissimo Corpo, o Gesù. Casa dove Maria e Giuseppe passavano ore ai piedi di Gesù nascosto, in beata contemplazione. Casa che in seguito vide Gesù bambino nelle braccia della Madre, Gesù adolescente, figlio modello di un’amabilità infinita, Gesù giovane che accolse l’ultimo respiro di Giuseppe, Gesù uomo che lavorava per sostentare sua Madre… Casa che per trent’anni ha ascoltato la voce di Gesù, casa entro le cui mura ha battuto per trent’anni il suo Cuore, casa da dove si è innalzata verso il cielo una costante preghiera… Casa che divenne un Cielo, dove la Regina degli angeli e il suo santo sposo adorarono per trent’anni, insieme a miriadi di angeli, il Re dei cieli che viveva in mezzo a loro… Sii benedetta, o casa santa! E tu, Madre mia, che continui ad abitare spiritualmente in questo luogo che ti fu tanto caro per la presenza dell’ospite divino, benedici tutti coloro che sono devoti di questa dolce casa, che ne propagano il culto e diffondono l’amore per te!”.
Il culto della Nazaret, cioè dove nacque Maria e dove si svolse la vita nascosta di Gesù, è così importante per la spiritualità cristiana che, proprio in Italia, nel santuario a Loreto che tutti noi conosciamo, è presente una parte, in particolare l’ingresso, della casa dove Maria nacque, fu educata e ricevette l’annuncio angelico, quindi il concepimento del compimento della Storia della Salvezza.
Con molta probabilità fu anche il luogo dove visse Gesù per la maggior parte degli anni. Tantissime realtà e congregazioni con il culto mariano fanno pellegrinaggi entro quelle mura, basti pensare che San Luigi Maria Grignion de Montfort, prima del rientro in patria, che amava definirsi “servo di Maria”, visitò la Santa Casa di Loreto, attratto dalla vita di sottomissione alla Vergine vissuta da Gesù nel focolare di Nazaret.
Se ci soffermiamo sul testo di San Charles, che fu scritto in un periodo in cui Nazaret attirava la pietà cristiana in modo forse anche troppo sentimentale e poetico, invece per San Charles fu l’occasione per incontrare il Cristo vero e storico; “casa in cui passavano ore ai piedi di Gesù nascosto… accolse l’ultimo respiro di Giuseppe… dove Giuseppe lavorava per sostentare sua Madre… casa entro le cui mura ha battuto per trent’anni il suo Cuore”. Queste parole, come fossero versi poetici, ma che toccano la concretezza della carne della vita quotidiana di Gesù, momenti non narrati nei Vangeli, ma di straordinaria importanza perché sappiamo che la giovinezza è una pilastro portante della formazione dell’uomo e della vita giovanile di Gesù sta scritto solo: “Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.”
E segue la scena di Gesù nel tempio che parlava con Spirito e intelligenza, continuando: “Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.”
Anche Benedetto XVI, quando ancora era arcivescovo di Monaco, parlando di Nazaret e prendendo come esempio San Charles, disse: “Proprio quando il sentimentalismo circondava Nazaret, il vero mistero di Nazaret è stato scoperto nel suo contenuto più profondo… Fu Charles de Foucauld che, alla ricerca dell’ultimo posto, trovò Nazaret… è Nazaret che lo colpì nel profondo del cuore. Voleva imitare Gesù silenzioso, povero, lavoratore”.
Il passaggio che vorrei sottolineare però è qualcosa di più profondo, scavando al livello esperienziale. Nazaret è stato il luogo dove, attraverso l’Amen di Maria, rappresenta il mettersi a disposizione con umiltà alla volontà di Dio, dove tutto è cominciato.
Nelle nostre vite abbiamo avuto momenti in cui questo incontro con il Signore ha fatto concepire in noi quel semino che ci era stato piantato con il nostro Battesimo.
Non siamo cristiani solo perché qualcuno ci ha detto di esserlo o perché siamo nati in un luogo cristianizzato, ma dovremmo essere cristiani perché abbiamo sperimentato concretamente e nella nostra vita che questo incontro con il Signore ci ha salvato, ci ha dato la consapevolezza di essere chiamati figli di Dio.
La prima immagine che mi viene in mente di Nazaret, è come fosse una “grande culla”, cioè come il progressivo dilatarsi del grembo materno nei primi anni della vita. La dimora del bimbo passa dal seno accogliente della madre (e dalle braccia del padre) alla culla, al lettino, alla propria stanza, alla casa natale, al nido d’infanzia, alle prime esplorazioni verso il mondo. Soffermiamoci su questo aspetto della simbolica della casa, che riguarda questo continuo dare e il ricevere la vita.
Il Cardinal Ratzinger continua ancora con queste parole: “La Nuova Alleanza non comincia nel Tempio, né sulla Montagna Santa, ma nella piccola casa della Vergine, nella casa del lavoratore, in uno dei luoghi dimenticati della Galilea dei pagani, dal quale nessuno aspettava qualcosa di buono. Solo partendo da lì la Chiesa potrà prendere nuovo slancio e guarire”.
Ora vi chiederei di sostituire qualche parola a questa frase e di leggerla in questo modo: luoghi dimenticati della nostra vita, dal quale nessuno aspettava qualcosa di buono. Solo partendo da lì la fede potrà prendere nuovo slancio e guarirci.
Riscoprire questo luogo dimenticato, luogo scelto dal Signore per far dimorare suo Figlio. Se pensiamo a noi stessi, alle nostre vite, potremmo sicuramente trovare quei “luoghi dimenticati”, quei momenti in cui ci sembrava di essere completamente abbandonati da tutto e da tutto, magari anche con la sensazione di essere dimenticati da Dio, dove la disperazione regnava nelle nostre vite, ma è proprio in quei luoghi che il Signore viene a chiamarti, scende in quegli inferi e ti viene incontro.
La mia riflessione non vuole dilungarsi in tante parole, perché mi piacerebbe, dopo un momento di riflessione, poter ascoltare voi fratelli, e soprattutto porvi una domanda, dove abbiamo vissuto questa Nazaret del Cuore, luogo dimenticato e dove nessuno aspettava qualcosa di buono, luogo dove invece il Signore ha voluto incontrarci e che, come successe a San Charles de Foucauld, cambiò la sua e la nostra esperienza di Dio?
La nostra testimonianza si basa sulle nostre esperienze, con questa memoria dell’incontro con il Signore possiamo arrivare davvero al cuore del prossimo.
Fratel Tiziano